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È intelligente ma non si applica

È intelligente ma non si applica

LA MOTIVAZIONE

“È intelligente ma non si applica”.

Quanti di voi si sono sentiti rivolgere questa frase? “Ma se è intelligente, dove sta il problema? Come mai ‘non va bene a scuola’? Non studia?” Questi saranno alcuni dei pensieri che vi hanno attraversato la mente se siete genitori. Se invece la frase era rivolta proprio a voi, perché siete invece degli studenti, con ogni probabilità l’avete percepita come una sentenza, più che altro perché è una critica vuota, come tutte quelle che non offrono spunti per trovare una soluzione. 

Anche perché, se il problema non è la vostra intelligenza, allora deve essere proprio “colpa” vostra lo scarso rendimento scolastico.

“Ma come non mi applico, ma se studio per ore tutti i pomeriggi?”.

Voglio offrirvi subito un salvagente. Avete ragione, non necessariamente è colpa vostra. C’è infatti un “piccolo” dettaglio di cui spesso ci si dimentica, o che si trascura, quando si parla di studio: la motivazione.

Motivazione, questa sconosciuta

Partiamo, per comprenderla meglio, dalla base. Vediamone la definizione.

La motivazione è “ciò che vi porta a iniziare un’attività e a procedere con la stessa […] è un insieme strutturato di esperienze soggettive che spiega l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto a uno scopo”

È quindi in un certo senso ciò che definisce il perché delle nostre azioni, è lo stimolo (cosciente o meno) che ci spinge verso un obiettivo.

La motivazione è inoltre frutto di tante forze che convergono, e proprio per questo è un processo dinamico. Tranquilli, questa è una buona notizia! Il fatto che sia dinamica significa che è fluida, non è per così dire scritta nella pietra. Possiamo quindi cercare di comprenderla meglio per andare a migliorarla se ce ne fosse il bisogno.

L’altra notizia, e può essere bella o brutta a seconda dei punti di vista, è che senza una buona motivazione difficilmente porteremo avanti un’azione. Magari la inizieremo, ma poi la abbandoneremo alla prima occasione. Il suo ruolo nel raggiungere i nostri obiettivi è fondamentale. Come da definizione, la motivazione ha infatti effetti sulla quantità di energie messe in campo, sulla capacità di mantenere livelli elevati di attenzione, sull’impegno e anche sul coinvolgimento emotivo nella circostanza.

Declinandola nel nostro contesto, ovvero quello scolastico, potremmo dire che una persona ben motivata è quella che sa rispondere alla domanda “perché studio?”. 

A seconda della risposta a questa domanda, poi, la motivazione andrà a categorizzarsi come estrinseca o intrinseca, e questa è senz’altro la differenza più importante.

Motivazione estrinseca e intrinseca

Per dirla molto brevemente, la motivazione è estrinseca quando ciò che ci spinge a intraprendere un’azione è esterno a noi, come ad esempio un premio o una punizione, quando insomma la risposta alla domanda “perché lo faccio” sta nelle conseguenze, positive o negative, dell’azione. è invece intrinseca quando è una spinta interna. In questo caso la risposta alla domanda sarà “lo faccio perché mi va, perché mi piace, perché mi arricchisce”.

La motivazione estrinseca non è necessariamente da demonizzare, tuttavia è innegabile che essa porti a un appagamento momentaneo e strettamente legato al contesto, con di conseguenza una scarsa resistenza a possibili ostacoli. Senz’altro migliore, soprattutto perché porta a una sensazione duratura di miglioramento, è la motivazione intrinseca.

Chiaramente molto dipende da come la scuola è strutturata e da come gli insegnanti conducono le lezioni, ma anche noi abbiamo la possibilità di prenderci cura della nostra motivazione, coltivandola e aiutandola con degli stratagemmi.

Vediamoli insieme.

Strategie per automotivarsi

Innanzitutto non sarebbe male provare a lavorare sulla mentalità con cui ci si approccia allo studio, per cercare di trasformare la propria motivazione da estrinseca a intrinseca, come visto sopra. Cerca quindi tutti i possibili legami tra le materie di studio, i tuoi interessi e i tuoi obiettivi, e cerca di vivere la difficoltà come un’opportunità di crescita piuttosto che come un ostacolo.

Un problema che risolvi oggi, una strategia che riesci a trovare per superare un ostacolo, ti serviranno un domani non solo nel caso tu ritrovassi gli stessi inciampi, ma anche per costruire un mattoncino della tua autostima, di quella voce che dentro di te dice: ce la posso fare.

  • Bisogna poi lavorare sugli obiettivi: ricordati quelli a lungo termine (passare una verifica, essere promossi a fine anno o, perché no, addirittura il lavoro che sogni di svolgere nel futuro), ma allo stesso tempo fissane di ragionevoli per la sessione di studio corrente. Gli obiettivi dovranno essere chiari, realistici e realizzabili.
  • Il giusto ambiente di studio è un altro degli elementi da tenere in considerazione: trova il luogo per studiare più confortevole per te. Dovrà essere privo di distrazioni immediate (tv, cellulare, social media) ma per il resto la preferenza è soggettiva. C’è chi studia bene con la musica, chi ha bisogno di assoluto silenzio, chi invece preferisce del rumore di fondo. Fai vari tentativi e trova la risposta giusta per te. Ricordati anche di prestare attenzione al tuo benessere psicofisico, non dimenticarti di bere o mangiare o di fare delle pause qualora ne sentissi la necessità.
  • Studia con compagni e amici: fare i compiti in gruppo aiuta a trasformare quello dello studio in un momento piacevole e confrontandosi con gli altri spesso si riescono a mettere in prospettiva le proprie difficoltà, scoprendo che sono comuni e quindi non così insormontabili come pensavamo. Fra l’altro, la presenza degli altri aiuta anche a rimanere motivati, in uno scambio positivo di incoraggiamenti.
  • Nello studio è inoltre importante pianificare. Abbiamo già visto come si debbano fissare obiettivi chiari e concreti, questo si traduce anche nella necessità di stabilire delle priorità all’interno dei materiali da studiare. Ricordo bene quando al primo anno di ginnasio per l’interrogazione di latino studiavo forsennatamente tutta la teoria ma finivo per non avere il tempo di tradurre le frasi del giorno, senza le quali la professoressa mi rimandava automaticamente al posto con 4. C’era chiaramente una falla nella mia organizzazione, non credi? Da parte mia posso garantirti che la motivazione nei confronti della materia ne usciva profondamente danneggiata. È anche importante pianificare ad esempio il materiale di cui avrai bisogno, e i tempi che ti serviranno: può essere consigliabile definire un piano, che sia giornaliero, settimanale o mensile, e che potrai poi adeguare man mano che verificherai i risultati (altro step fondamentale).
  • Se, infine, la materia proprio non ti piace? Cerca di approfondirla, di trovare almeno un aspetto interessante, e se proprio non c’è nulla da fare datti un tempo limite. Sapere che dopo, che so, mezz’ora potrai fare una pausa ti aiuterà ad approcciare la sfida.

Il circolo virtuoso della motivazione

Queste sono soltanto alcune idee che possono aiutarti a migliorare la tua motivazione allo studio. Tu puoi cercarne altre, e saranno anzi magari più adatte alla tua situazione.

Qualunque sia la strategia che adotterai, il bello della motivazione è che in un certo senso si autoalimenta, come succede ad esempio anche con la concentrazione, che va allenata. Vedere che riesci bene in una cosa aumenterà la tua motivazione nel portarla avanti, perché ti sentirai più competente e avvertirai di conseguenza la voglia di cimentarti nuovamente nella stessa sfida, finendo anche per accrescere la tua autostima. È ciò che si chiama “circolo virtuoso”.

E comunque ricordati che l’unico vero segreto per riuscire in qualcosa, e per stimolare la tua motivazione, è: fallo!

Comincia! Una volta dentro l’azione, questa non ti sembrerà più così insormontabile.