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Se non ha voglia di studiare?

Se non ha voglia di studiare?

Come faccio?

Se mio figlio o mia figlia schifano la scuola e non hanno voglia di studiare?

Il consiglio più grande che mi sento di dare a voi genitori è quello di osservare profondamente i vostri figli nella loro specificità individuale, sia dal punto di vista scolastico, che di interessi. In quest’articolo vorrei soffermarmi sul punto di vista puramente scolastico.

Perché mio figlio non ha voglia di studiare?

Dalla mia esperienza, sia personale che professionale, mi sono accorta che lo studio è tra le attività più faticose che ci possano essere. È tutta un’attività mentale, astratta, sedentaria, per cui serve una gran concentrazione. Ci sono persone che di natura sono molto ma molto predisposti per queste caratteristiche; certo per loro lo studio e l’impegno scolastico risulterà facilitato (e attenzione, non parlo solo di intelligenza… sono tantissimi i fattori coinvolti; anzi incontro un sacco di ragazzi intelligenti che più di altri mal tollerano il contesto di studio e di lavoro a casa!).

Perché, parliamoci chiaro, andare a scuola è anche bello, nonostante non lo manifestino esplicitamente, ai nostri figli piace andare a scuola, è un importassimo e stimolante ambiente sociale. Il vero problema sta al pomeriggio quando mio figlio dovrebbe studiare e impegnarsi: è quello il vero momento di fatica; da solo in camera, dove non capisco perché non riesca ad appassionarsi del capitolo di storia sulla guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra per il quale domani avrà la verifica!!!

Mi fa impazzire…almeno i compiti li ha fatti…ma di studiare non se ne parla!!!!

Innanzitutto, dobbiamo sapere che fare i compiti è già qualcosa di più facile e solitamente più piacevole per tutti rispetto allo studio vero e proprio…che è l’attività in assoluto più astratta, in cui la capacità organizzativa è fondamentale.

Quali abilità sono necessarie per studiare?

Per studiare bene, serve innanzitutto un buon metodo, che “lo si può apprendere solo cammin facendo”; calcoliamo poi tutte le numerose variabili personali di concentrazione, attenzione, capacità di comprendere ciò che si legge, capacità di sintesi, capacità di memorizzazione…una serie di “muscoli” individuali che vanno allenati ma sui quali ognuno deve anche far i conti con la propria dotazione genetica.

Ecco perché’ il più grande consiglio che mi sento di darvi è quello di osservarli nella loro specificità.

Ecco alcuni esempi di domande su cui vi chiedo di soffermarvi:

Come approccia allo studio? Se lo aiuto e mi metto vicino (ogni tanto ovviamente, in un rapporto supportivo e non sostitutivo o criticante) le cose migliorano? Non riesce a concentrarsi sullo studio perché ha altro per la testa? Cosa pensate sia questo altro per la testa? Preoccupazioni? Oppure cose che lo motivano e lo interessano di più (amici/amore/videogiochi/youtubers/fiction preferite)? Fatica a stare seduto per troppo tempo? Ha bisogno di muoversi di più?  Si distrae spesso? Quando si distrae?  Quali sono le materie con le quali ed è meno motivato? Sono quelle nelle quali fa più fatica? Oppure quelle per cui il suo insegnate non riesce ad appassionarlo troppo? Quando fa ripetizioni riesce a concentrarsi meglio, in tempi più rapidi? cosa dicono di lui i diversi insegnanti?

Insomma, sono tantissimi gli elementi che dobbiamo cogliere ed osservare

Solo se li osserviamo con uno sguardo di ascolto empatico e diagnostico (osservare solo per capire e non per giudicare) abbiamo l’opportunità di capire meglio come poter promuovere la loro individualità per sostenerli nello scoprire il loro o i loro talenti!!

Osservando per capire troveremo da soli le risposte:

Se il livello di concentrazione e di resistenza all’attività sedentaria è basso, l’ideale è proporre almeno 20 minuti al giorno, poi interrotti da altre attività (possibilmente all’aria aperta, fisiche, di movimento) per poi riprendere successivamente altri 20 minuti. Facciamo inoltre passare l’idea ai ragazzi che quando si è in allenamento il coach è spesso vicino e man mano allenta la presa perché abbiamo imparato alcune strategie; può quindi significare di proporre durante la fase di studio (che come ho detto prima, essere quella più faticosa) di affiancarli monitorando insieme se la vostra presenza può rappresentare per loro uno stimolo a rimanere più concentrati e un po’ più a lungo.

Imparate a valorizzare i miglioramenti (es. hai visto come sei stato attento, e come l’hai ripetuta bene velocemente? Complimenti sei stato bravo!)

Ricordate che gratificare i passi positivi, prendendo consapevolezza degli effettivi progressi raggiunti e’ l’unica strada vincente verso la meta, che in questo caso significa fare un passo avanti verso l’abilità di studio.

La frase che pesa di più ai ragazzi sentirsi dire dagli insegnati e genitori è questa:

Peccato, è un ragazzo intelligente, che ha le capacità ma non le usa!

Tanti di questi ragazzi vorrebbero saperle usare meglio queste capacità, ma da soli e con quest’etichetta fanno fatica, e più passa il tempo più si convincono che non ci sia nulla da fare!

Cari genitori, vi assicuro che anche quando mi confronto con lo studente che apparentemente si mostra strafottente e menefreghista verso la scuola, sotto la maschera c’è uno studente amareggiato e deluso verso se stesso, che cerca ogni altra strada possibile per avere più successo e per sentirsi bravo, come uscire con gli amici, giocare a videogiochi, riempirsi la testa di video sul cellulare per pensare solo a cose leggere, ecc.

Il nostro compito di genitori è aiutarli nel ritrovare le loro capacità passo dopo passo, comprendendo magari quanto per loro possa essere difficile studiare ad amare la scuola e che ci sono per loro altre attività per le quali si sentono più bravi  e interessati (e per fortuna che le hanno trovate!!), ma insegnando loro che il bello della vita è scoprire che facendo pochi sforzi alla volta (non troppi, perché ci si demotiva) si può pian piano riuscire a raggiungere traguardi importanti che mai avremmo sperato di raggiungere!!

A cura di Marina Perego