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Tutto e subito

Tutto e subito

I ragazzi e le ragazze di oggi incontrano notevoli difficoltà nel progettare il proprio futuro rispetto ai loro coetanei di vent’anni fa, e questo accade a causa della velocità.

I RISCHI DI UN MONDO IPERVELOCE

La comunicazione è completamente cambiata. Ci sono i nuovi media, i social, tutto è super veloce ed è subito riconoscibile, perché già definito. In pochi secondi si inquadra e assimila l’informazione principale.

Questa abitudine alla velocità, però, in una fase così delicata come quella di indirizzare il proprio futuro, compromette la profondità di analisi, che è invece strumento essenziale per effettuare una buona scelta. Il rischio è che la velocità si trasformi in superficialità, che dipende molto più dalla rapidità della “grammatica cognitiva” dei ragazzi e delle ragazze di oggi, che dalla loro predisposizione all’analisi.

A questo rischio va a contrapporsi il pensiero che da adulti i nostri figli e le nostre figlie passeranno sul posto di lavoro circa il 60% delle ore di veglia, che rende di conseguenza evidente il fatto che l’obiettivo auspicabile non è quello di trovare un lavoro qualunque. Vogliamo anzi fare in modo che vadano verso un profilo professionale che piaccia e che, proprio perché svolto volentieri, dia loro soddisfazione. 

IL RUOLO DEI GENITORI E IL PROCESSO DECISIONALE

È essenziale in questa fase che noi genitori non ci facciamo prendere dalla frenesia o, peggio ancora, dalla preoccupazione e dall’ansia. Ricordiamoci invece del nostro compito, che è quello di essere per i nostri figli un modello. In questo caso alla loro “velocità” dovremo contrapporre o comunque sommare, offrire, un esempio di processo decisionale sano e ponderato.

Per fortuna molti studi vengono in nostro aiuto, indicandoci quali siano i passaggi per un corretto processo decisionale. Il primo, e fondamentale, è individuare il proprio obiettivo. In questa fase il ragazzo si porrà domande come “qual è il mio obiettivo? Cosa voglio veramente?”.

Trovata la risposta a questo, altrettanto importante sarà strutturare questo obiettivo nel modo corretto. E qui nuovamente ci aiutano gli esperti: sono infatti tutti concordi sul fatto che un obiettivo, per essere utile, non generare frustrazione e non danneggiare quindi la motivazione deve avere almeno tre caratteristiche fondamentali. 

LE CARATTERISTICHE DI UN OBIETTIVO

01 Deve essere concreto → un conto è dire «voglio lavorare nel turismo»; ben diverso è, invece, dire «mi piacerebbe lavorare nel settore marketing di una grande catena alberghiera internazionale e avere l’opportunità di lavorare nei loro alberghi sparsi per il mondo».

02 Deve essere realistico → dire «voglio fare il pilota di aereo» se si ha il terrore di volare o se si è portatori di un difetto fisico è un proposito destinato all’insuccesso e che, perciò, può generare frustrazione.

03 Deve essere misurabile nel tempo → una cosa è dire «voglio imparare un po’ meglio l’inglese»; ben altra cosa è dire «entro settembre 2020 voglio prendere il TOEFL con un punteggio di almeno 70-75 punti che mi consente di certificare il mio inglese a livello B2».

Queste sono le tre caratteristiche che ci permettono di definire bene un obiettivo. 

Una volta capito tutto questo siete pronti a costruire il vostro obiettivo professionale definito. Però non è mica facile quando si è giovani sapere a quale lavoro uno ambisce… no?

LA VITA È UN WORK IN PROGRESS

E infatti anche a questo ci si arriva gradualmente, provando a strutturare il nostro percorso di vita dal diploma al lavoro come se fosse un “work in progress”, un vero e proprio cantiere di trasformazione all’età adulta. Cercando di ragionare per step, un passo dopo l’altro. L’importante è avere un disegno generale, una direzione precisa nella testa.

Se l’obiettivo finale spaventa, non lo farà il primo passo per raggiungerlo. Questo è fondamentale, tanto per chi andrà subito a lavorare, quanto per chi invece continuerà a studiare dopo il diploma, ritardando l’ingresso nella vita professionale di qualche anno.

Non tutti arrivano al progetto professionale nello stesso modo né con gli stessi tempi: alcuni riescono a focalizzarlo subito e con maggior precisione; altri, magari, intuiscono di essere portati verso qualcosa cui ancora non riescono a dare un nome. Va bene così, non c’è da preoccuparsi! Voi crescete, e il vostro obiettivo cresce con voi. Si modificherà magari lungo il cammino, e voi mano a mano prenderete le decisioni necessarie con le info che nel frattempo raccoglierete, sul mondo e su voi stessi.

Perché il secondo passo fondamentale di un processo decisionale è proprio questo, la raccolta di informazioni. Da questa ricerca consegue la necessità di trovare le soluzioni che sembreranno più adatte a noi e al nostro contesto, individuando anche le possibili conseguenze che deriveranno da una scelta piuttosto che da un’altra, e che nel loro complesso ci guideranno verso la nostra scelta. L’obiettivo finale sarà inoltre il risultato del confronto tra le vostre conoscenze, capacità, interessi e aspettative, e i bisogni e i vincoli cui tutti noi siamo sottoposti e che sono diversi per ognuno di noi.

E GLI INSUCCESSI? CI SARANNO!

Bisogna poi tenere conto del fatto che nel percorso che ognuno andrà a compiere potranno esserci successi, ma anche insuccessi e quindi un altro aspetto importante è quello di prevedere un piano B, in modo da non rimanere fregati. La differenza tra chi nella vita si è realizzato e chi no non sta nell’assenza o nella quantità di insuccessi e di stop forzati, che ci sono per tutti, ma nella modalità in cui si è stati capaci di reagire di fronte a questi. 

Proprio per questo bisognerà metterci energia e determinazione, dentro all’obiettivo. I risultati non piovono dal cielo, o se preferite, nessuno ha la bacchetta magica. Comunque la vogliate mettere, il succo non cambia: dietro ai grandi successi c’è sempre una storia, spesso ahimè non scritta, di sudore, di fatica, e di notti insonni. E il bello è che, alla fine, i ricordi migliori saranno proprio quelli, quelli di quella volta che non avete mollato, che avete continuato. Nessuno si ricorda delle storie senza incidenti. 

L’importante è che nessuno di voi si ponga di fronte alla vita con l’obiettivo di “un lavoro qualunque”. È un atteggiamento comune, ma credetemi, molto poco produttivo. Cercare un lavoro qualunque, infatti, è il modo migliore per andare incontro alla frustrazione generata da mestieri poco appaganti o, peggio ancora, per non trovare nessun lavoro. 

E dopo aver avuto tutte queste risposte bisogna fare un’attenta analisi di noi stessi e chiedersi se l’obiettivo è in sintonia con la nostra vita. Facciamo un esempio pratico. 

UN ESEMPIO CONCRETO

Immaginiamo che un ragazzo o una ragazza vogliano fare il medico. Dovranno interrogarsi sui reali aspetti di questa professione e ancora prima su cosa comporta il percorso per arrivarci. Partiamo quindi da quest’ultimo aspetto: innanzitutto la durata del percorso. Quello per diventare medico è infatti un iter che richiede un investimento di circa 10 anni di studio (6 di università e 4 di scuola di specializzazione). Per quanto riguarda invece la realtà della professione di medico, i nostri ragazzi dovranno essere consapevoli che lavoreranno sempre con persone in stato di sofferenza o, quantomeno, di disagio; che si troveranno a prendere decisioni, anche importanti, sullo stato di salute di una persona, in tempi rapidi e magari in condizioni di emergenza. Dovranno inoltre essere disponibili a lavorare su turni, senza orari fissi e con la reperibilità notturna o festiva.

Una volta presa coscienza di tutto questo, e magari aver deciso che sì, è la strada che fa per loro, non è comunque detto che il progetto possa cominciare subito, perché come abbiamo visto esistono anche vincoli esterni. In questo caso particolare, uno su tutti potrebbe senz’altro essere il costo da sostenere da parte della famiglia, che deve essere in grado di pagare gli studi per almeno 6-7 anni. Se così non fosse bisognerà pensare al famoso piano B, che potrà essere ad esempio una borsa di studio o un altro percorso del tutto che si avvicini il più possibile a quello desiderato.

In conclusione

Non bisogna avere fretta di prendere una decisione. Gli obiettivi e i percorsi si costruiscono man mano. L’importante è raccogliere più informazioni possibili, su di sé, sul proprio contesto e sul mestiere a cui si punta. Proiettando tutte queste negli aspetti concreti del proprio obiettivo si riuscirà a strutturare un percorso sensato, mirato e anche sostenibile, dandosi così la concreta possibilità di conquistare ciò che si desidera.

Tommaso Marchini